La parola “aggredire” è spesso usata in ambito psicoanalitico nel senso di “avanzare, avvicinare, affermare la propria individualità”. L’aggettivo “aggressivo” è usato in psichiatria come contrario di “passivo” e non comporta un concetto di “ostilità”, non viene quindi confuso con il concetto di “violenza”. L’aggressività è considerata una qualità positiva ed indica la capacità di “andare verso gli oggetti del mondo esterno”, di relazionarsi.
Il movimento è una funzione della muscolatura. Dal momento che il maschio umano ha uno sviluppo muscolare superiore a quello della femmina, si può desumere che la funzione del movimento è più importante per lui che non per lei. E’ importante riflettere sull’estroversione del flusso di energia nell’uomo e il suo maggiore sviluppo muscolare.
In tutte le mitologie, il maschio o il principio maschile ha rappresentato lo spirito in movimento, mentre la femmina o il principio femminile è stato considerato come il ricettacolo che trasforma tale spirito. Le funzioni femminili del ricevere, contenere e trasformare sono necessarie nell’atto sessuale di per sé, come lo sono nella procreazione.
Con questo non si vuole affermare che il ruolo della donna è passivo o inferiore. Molte donne, consciamente o inconsciamente, respingono la loro natura sessuale nella convinzione che imponga loro un atteggiamento di sottomissione. Nessuna vuole sentirsi oggetto, sessuale o no.
L’esperienza quotidiana ci dimostra che le donne sono attive come gli uomini nel proporre relazioni sessuali. Hanno un loro modo di manifestare il desiderio del rapporto sessuale: uno sguardo, un contatto, un gesto, di rado la parola. In una relazione fra uomo e donna, è impossibile stabilire chi ha determinato il contatto. Una volta che lo si è determinato, l’uomo diventa il cacciatore e la donna la preda, ma una preda che ha i suoi sistemi per rendergli eccitante la caccia.