BALBUZIE E SINTOMI
Secondo quanto riportato dal DSM IV (la quarta revisione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) si può fare diagnosi di balbuzie, o di balbuzia, come qualcun altro chiama questo disturbo, quando ci si trova di fronte a:
I sintomi, o più precisamente, gli aspetti manifesti della balbuzie, consistono in un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio (che risultano inadeguati per l’età del soggetto) caratterizzata dal frequente manifestarsi di uno o più dei seguenti elementi:
ripetizione di suoni e sillabe;
prolungamento di suoni;
interiezioni;
interruzioni di parole (cioè pause all’interno di una parola);
blocchi udibili o silenti (cioè, pause del discorso colmate o non colmate);
circonlocuzioni (sostituzione di parole per evitare parole problematiche);
parole emesse con eccessiva tensione fisica;
ripetizione di intere parole monosillabiche.
Il linguaggio del balbuziente è quindi spesso interrotto dalla ripetizione (che può essere continua o intermittente) di sillabe, suoni, vocaboli, frasi intere alternate a pause di silenzio durante le quali il soggetto è di fatto incapace di produrre un qualsiasi tipo di suono. Il linguaggio caratteristico del soggetto balbuziente viene definito, da un punto di vista medico, disfluenza verbale.
In un primo momento la balbuzie può essere clonica e successivamente diventare tonica, così le due forme risultano associate. In ogni caso, la balbuzie avrà un’evoluzione diversa a seconda del comportamento del soggetto, dell’ambiente circostante, degli avvenimenti più o meno traumatizzanti della vita di relazione.
Tuttavia è molto raro che un balbuziente balbetti in tutti i momenti della giornata e in tutte le situazioni. Vi sono sempre dei momenti di tregua per ogni individuo, anche nel corso di periodi di balbuzie intensa. E’ indubbio che la forma tonica risulti molto più penosa ai balbuzienti, anche perché a queste difficoltà di linguaggio si associano in maniera più o meno appariscente delle sincinesie che non possono passare inosservate a chi parla e tantomeno a chi ascolta.
Qualunque sia l’aspetto che assume la balbuzie, le difficoltà non derivano da una anomalia organica degli organi dell’apparato fonatorio, né riguardano una parola o una struttura di frasi nettamente definita, ad eccezione di quando il soggetto presenta la “ fobia” di certe lettere o parole che incomincia a temere soltanto dopo aver avuto il tempo di percepirle. D’altra parte, il ritmo e la melodia della parola sono disturbate da continue interruzioni intempestive, da inceppi, ripetizioni, rallentamenti imprevisti. Le conseguenze consistono in un linguaggio alterato che, a volte, raggiunge un livello tale da rendere estremamente difficili i rapporti con gli altri.
Esistono poi altri tipi di sintomi associati alla balbuzie e tra questi i due più importanti sono: il farfugliamento e la tachilalia.
Farfugliamento: per farfugliamento si intende un disturbo del linguaggio frequentemente associato alla balbuzie. Si presenta soprattutto in soggetti che sono stati condizionati sul piano linguistico. Sono presenti difficoltà ad esplicitare il proprio linguaggio che risulta di conseguenza pieno di costruzioni illogiche, di lapsus, o di esitazioni verbali. In questi casi il ritmo appare irregolare, frettoloso, ed il parlare troppo veloce e a tratti incomprensibile.
Tachilalia: questo disturbo si aggiunge alle difficoltà caratteristiche della balbuzie, come fattore associato, soprattutto con quei soggetti in cui il ritmo interiore risulta poco ordinato, che non riescono a gestire adeguatamente il proprio linguaggio. A volte hanno il timore irrazionale di arrestarsi e di non essere poi in grado di riprendere il filo del discorso. Nel soggetto tachilalico l’accelerazione del linguaggio crea delle modificazioni nella durata delle sillabe, che risultano più brevi rispetto al loro tempo normale. Inoltre, si verifica anche una soppressione di determinati accenti, parole o pause.